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Il distacco, paure e sensi di colpa.

da POI LA MAMMA TORNAgestire il distacco senza sensi di colpa, Alessandra Bortolotti, Mondadori, 2017.

 

Come si sceglie a chi affidare il proprio bambino al momento del rientro al lavoro? Come si fa a staccarsi dal bene più prezioso che si ha, in modo il più sereno possibile, senza provocargli traumi?

Sono domande che ogni mamma si ritrova ad affrontare, prima o poi. E la risposta non è immediata né tanto meno si può trovare bella preconfezionata tra le pagine di un libro. Però ci sono testi che aiutano a riflettere ed a trovare la risposta dentro di sé, mettendosi in ascolto di ciò che ciascuna di noi è stata ed è. Alessandra Bortolotti, psicologa esperta del periodo perinatale, scrive in quest’ottica: parla alle mamme secondo il punto di vista ben preciso del maternage ad alto contatto e, nel suo Poi la mamma torna, affronta temi delicati e “caldi” in materia di accudimento ed educazione, quali l’educazione affettiva, le regole ed i limiti, i capricci e la comunicazione efficace.

La chiave risiede nella dicotomia contatto/distacco. Il libro si oppone alla logica secondo cui dovremmo abituare presto i nostri figli a stare lontani da noi e renderli autonomi il prima possibile; la vita nella nostra società ci impone scelte orientate in questa direzione, ma ciascuno di noi ha la facoltà di decidere in che misura opporsi a tali schemi ed ascoltare i reali bisogni dei bambini, ponendosi come adulto accogliente che attraverso il contatto fisico, l’empatia ed una comunicazione efficace riesce a rispondere ai bisogni delle persone, a fare da contenitore emotivo e dare quella sicurezza necessaria che poi permette di gestire il distacco in modo più sereno e naturale, ascoltando il ritmo che insieme si è creato e superando con competenza emotiva e relazionale le difficoltà che si pongono lungo la strada.

Nel momento in cui si inserisce un bimbo al nido, si condivide con l’esterno il modo di accudire il proprio figlio… e questo può essere fonte di ulteriore stress e sensazione di essere sbagliate; per questo è importante scegliere una struttura che ci faccia sentire rispettate ed accolte, in grado di condividere modalità di accudimento rispettose delle emozioni di tutti, grandi e piccini. Alla base di un accudimento ad alto contatto si pone lo studio sulla fisiologia degli affetti: in breve, la capacità di ciascun individuo di regolare stress ed emozioni, e quindi di affrontare la vita, si apprende a partire dalle prime esperienze di vita, quando il genitore (o caregiver) regola lo stato emotivo del bambino attraverso una sintonizzazione affettiva reciproca, che aiuta a trasformare emozioni negative (solitudine, paura, abbandono) in emozioni positive (rassicurazione, conforto). Così, se da piccoli sperimentiamo la sintonizzazione emotiva, impareremo a gestire positivamente lo stress e saremo in grado di adattarci fisicamente e psicologicamente agli eventi della vita, impareremo la resilienza, e saremo quanto più possibile pronti a vivere il distacco in maniera serena.

Attraverso una comunicazione efficace ed empatica riusciremo a tener in considerazione le emozioni ed i bisogni del singolo e di tutti i membri della famiglia; ciò significa uscire dalle dinamiche del potere e del controllo, per dare a ciascuno le proprie responsabilità: gli adulti sono gli unici responsabili della relazione e del clima in casa, non devono  attribuire alcun carico emotivo ai piccoli, ma al contrario hanno il compito di provare ad instaurare una relazione fatta di limiti chiari, condivisi, comunicati con rispetto e disponibilità al confronto come al conflitto(A. Bortolotti, pag. 80). Anche le pratiche educative basate su premi e punizioni sono strettamente collegate alla gestione del distacco: quando minacciamo od obblighiamo un bambino ad allontanarsi da noi, lo induciamo ad associare all’idea del distacco delle emozioni negative, quali la frustrazione e la rabbia… e quando arriverà realmente il momento del distacco, tali emozioni si ripresenteranno e non favoriranno di certo l’indipendenza, ma piuttosto la dipendenza dall’adulto. Secondo la Bortolotti, dunque, il distacco si gestisce non solo nel momento in cui realmente se ne presenta l’occasione, ma giorno dopo giorno, nel continuum di esperienze che è la vita: le basi per arrivare a “quel momento” si gettano costantemente, attraverso il modo in cui stiamo con i nostri bambini e rispondiamo alle loro esigenze, rispettando la loro affettività e prestando ascolto anche a noi stessi, distinguendo tra esigenze irrinunciabili e semplici voglie o desideri, nel rispetto affettivo reciproco.

Valentina Noce, nido famiglia Il Sogno di una Noce.