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Capire i piccoli al tempo dell’emergenza.

Capire i piccoli al tempo dell’emergenza.

Capire è l’altro nome dell’amore.

Se non si capisce, non si può amare.

 

Thic Nhat Hanh

 

IL PRIMO BISOGNO: AMORE INCONDIZIONATO E VICINANZA

L’emergenza che ormai da un mese stiamo vivendo ci sta costringendo a fare i conti con una nuova realtà e nuovi modi di organizzare la nostra vita e le nostre routines. Ognuno di noi affronta tale periodo come meglio può, a seconda del proprio ruolo e delle proprie risorse.

Il nostro sguardo vuole rivolgersi ai bambini piccoli, i quali da più di un mese si ritrovano con abitudini stravolte, contatti ridotti alla sola famiglia, giornate trascorse tra le mura di casa e/o il giardino. Tendenzialmente poco consapevoli (per fortuna) di tutto ciò che sta accadendo, sono bisognosi di tranquillità e serenità, di compagni spensierati per i loro giochi, di presenze calde, in grado di essere la risposta ai loro bisogni più profondi.

Cosa possiamo fare per i più piccoli?

Cosa possiamo fare per loro, e per noi, per vivere serenamente queste giornate? Non si tratta di occupare il tempo con tante e mille attività. Certo, si pone anche questo bisogno, ed il web è pieno di proposte in questo senso. Ma quello che ritengo più importante è guardare alla qualità del nostro stare insieme, perché questo possa essere un momento di crescita e di consolidamento della relazione all’interno di ciascuna famiglia, un momento di ri-scoperta di quel legame profondo che ci unisce gli uni agli altri, genitori e figli insieme in un cammino di crescita reciproca.

A volte è difficile uscire dalle “solite” dinamiche e guardare oltre certi meccanismi, ci arrocchiamo sulle nostre posizioni e non vediamo altro; se ciò è vero nella maggior parte delle nostre relazioni, lo è anche nel rapporto con i nostri figli. È pertanto necessario fare un passo indietro, guardare da una posizione decentrata ciò che succede e ciò che noi siamo nella relazione con loro. Si tratta certamente di un processo difficile e che richiede molto esercizio, ma che può portare a frutti preziosi.

Come ci può aiutare la scienza?

Un aiuto, nella relazione con i bambini piccoli, ci viene dato dalla scienza e dalla conoscenza, anche solo a grandi linee, del funzionamento della mente dei nostri figli.

Uno dei concetti cardini, ben presentato nel testo di D. MacNamara nel libro Capire i piccoli (Il Leone verde, 2018) è l’immaturità dei bambini piccoli. Il processo di maturazione infatti passa attraverso tre processi e viene raggiunto indicativamente tra i 5 ed i 7 anni, quando il bambino è in grado di essere un’individualità separata in mezzo a tante altre persone e di vedere le cose in prospettiva all’interno di un quadro generale, poiché il suo cervello riesce ad integrare segnali e dissonanze interiori, permettendo così l’emergere della coscienza e di un temperamento maturo.

Prima di allora, il cervello del bambino riesce ad occuparsi di un solo segnale (pensiero o sentimento) per volta, reagisce d’impulso sulla base di istinti ed emozioni impellenti, senza la possibilità di avere un controllo sul proprio agire. Ecco così spiegati gli scoppi di rabbia e di frustrazione: i bambini provano un’emozione e “diventano” quell’emozione, manifestandola in tutta la sua pienezza, senza controllo e senza possibilità di fermarsi: vivono il solo presente, non riescono a cogliere il senso del “dopo facciamo, dopo puoi usare quel gioco”. Il loro mondo è bianco o nero, sono per natura disattenti, impulsivi ed iperattivi. La loro incapacità di coordinare due pensieri alla volta li rende ingenui, ma anche tanto concentrati in un’attività dal loro punto di vista piacevole e coinvolgente, pronti a credere a tutto; allo stesso modo, fanno fatica ad orientarsi con più di una persona alla volta, e se sono presenti più adulti di riferimento sceglieranno quale seguire in quel preciso momento.

Di cosa hanno bisogno?

In questo quadro, ciò di cui i bambini hanno bisogno nel loro processo di crescita è di figure adulte amorevoli, che sappiano assumersi il compito di guida e che compensino con i loro comportamenti maturi, l’immaturità dei piccoli. Hanno bisogno del nostro atteggiamento di presa in carico e non di certo punitivo, di un atteggiamento che gli faccia percepire la nostra vicinanza ed il nostro desiderio di amarli indipendentemente dalle loro azioni, semplicemente per ciò che sono. Il bisogno intrinseco ad ognuno di noi è quello di sentirsi amati, è un bisogno di relazione e di cura; noi adulti siamo la risposta per i nostri bambini. Ma “non è l’amore del genitore per il figlio che stabilisce l’efficacia del ruolo genitoriale, bensì l’attaccamento del figlio al genitore” ( pag. 95). In quest’ottica, ciò che conta per un bambino è la risposta del genitore ai suoi bisogni di contatto ed intimità, e saranno queste risposte ad influenzare la direzione della sua crescita e della realizzazione del suo potenziale.

 

Valentina Noce, nido famiglia Il Sogno di una Noce.