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Capire i piccoli al tempo dell’emergenza: il gioco.

Capire i piccoli al tempo dell’emergenza.Il gioco

Capire è l’altro nome dell’amore.

Se non si capisce, non si può amare.

 

Thic Nhat Hanh

 

La situazione che stiamo vivendo ha dato uno scossone al nostra quotidianità, costringendoci a rivedere ritmi e routines. Ognuno fa la sua parte, a seconda del proprio ruolo e delle proprie risorse.

Di seguito una lettura dell’attività di gioco e della sua importanza nella crescita armonica dei piccoli

IL GIOCO

Sul gioco si è sempre scritto tanto, in quanto fondamentale alla crescita ed allo sviluppo di ciascun individuo; Winnicott lo definiva la culla della personalità, il modo in cui nasce la psicologia dell’individuo. Nel gioco, il bambino esprime la sua creatività, le sue intenzioni, i suoi desideri, lascia emergere quelli che sono i suoi echi interiori e mette le mani in pasta nel mondo, scoprendolo e modellandolo a seconda delle proprie inclinazioni.

Durante il gioco si creano infatti quelle condizioni necessarie a sviluppare e realizzare il potenziale umano: a livello cerebrale si creano sistemi complessi di reti neuronali alla base della capacità di risoluzione dei problemi, vengono salvaguardati la salute psichica e la possibilità di esprimere il proprio sé in modo autentico, facendo emergere il proprio mondo interiore, rielaborandolo o comunque esprimendo in modo talvolta liberatorio e terapeutico emozioni profonde che altrimenti rimarrebbero prive di significato o ingestibili.

 

Che caratteristiche dovrebbe avere il gioco?

 Innanzitutto deve essere spontaneo: il gioco infatti si genera da un particolare stato mentale di pace e non ha un obiettivo. L’attenzione è rivolta al processo ed al piacere che il bambino prova, non di certo al risultato. I piccoli sono coinvolti e concentrati quando sono liberi di esplorare e sperimentare con naturalezza, senza ricevere istruzioni. Le attività strutturate, infatti, implicano un obiettivo specifico da raggiungere, mentre spesso al bambino bastano alcuni stimoli e la libertà di sperimentare con fantasia ciò che gli viene proposto.

I più piccoli…

Nel gioco autentico, spesso il bambino ha bisogno di essere da solo, senza genitori o coetanei. Naturalmente nella fascia 0-3 anni, i bambini possiedono una minima capacità di giocare in autonomia, per via dei loro intensi bisogni relazionali. I più piccoli, infatti, hanno bisogno di tornare alla loro base sicura, alla fonte del proprio attaccamento, per fare il pieno di contatto e potersi avventurare nel gioco e nella scoperta della propria individualità separata. Sono come degli elastici, che possono allungarsi solo fino ad un certo punto; in linea teorica, tanto più sarà solido e profondo l’attaccamento, tanto maggiore sarà la capacità di giocare da soli per tempi via via più lunghi. L’attaccamento, infatti, va di pari passo con la separazione: la realizzazione del potenziale di ciascun individuo dipende dalla solidità delle radici dell’attaccamento.

 

Creare uno spazio-tempo del gioco

Per favorire tale tipo di gioco, è importante dare la possibilità al bambino di accedere a materiali di gioco e spazi ben precisi per poter esprimersi. Una scelta vincente di solito è quella di predisporre in un luogo ben delimitato ed ordinato, sgombro da altre distrazioni, del materiale destrutturato. Per esempio elementi naturali come legnetti, dischetti, pannocchie, fiori, gomitoli di lana, tessuti, ecc.. possono essere disposti in svariati contenitori. Ognuno può creare tale tipo di gioco a seconda di ciò di cui dispone e con il quale il bambino possa relazionarsi liberamente.

Inoltre, un’idea potrebbe essere quella di creare un’abitudine quotidiana, uno spazio temporale all’interno della giornata in cui garantire questo tipo di gioco, in modo da preservare uno spazio di libertà e benessere nelle giornate a casa.

La presenza del genitore

Durante il gioco è importante non intervenire con lodi e ricompense; se un genitore esprime di essere fiero per il gioco del bambino o per i suoi esiti, il gioco rischia di diventare uno strumento per inseguire i bisogni di attaccamento. Meglio dunque riconoscere quanto il bambino sia fiero di ciò che ha fatto o del piacere provato nel fare qualcosa, mostrando un’indifferenza benevola nel momento in cui il bambino è assorto nel suo gioco.

Altro accorgimento è quello di inserire l’elemento ludico in ogni attività/lavoro richiesti al bambino piccolo, in modo da evitare i conflitti e rendere le giornate ricche di aspetti divertenti e piacevoli; in questo senso, anche il mettere in ordine può diventare un gioco se accompagnato da una simpatica canzoncina oppure da un breve racconto (le macchinine devono fare la nanna in garage, i cubetti si nascondono nella scatola per non farsi trovare fino all’indomani…).

 

Spazio individuale e spazio di relazione.

 Un’ultima precisazione: sicuramente giocare da soli è una delle buone possibilità che arricchiscono la crescita dei nostri bambini, ma non può e non deve sostituire il gioco con i genitori o con i fratelli. I bambini hanno bisogno di relazioni e di tempo di qualità da trascorrere con i propri adulti di riferimento: sfruttiamo queste giornate di fermo forzato per assaporare la bellezza di giocare insieme, lasciamoci trasportare nel mondo delle infinite possibilità dai nostri figli, abbandoniamo i nostri schemi e proviamo, nel gioco, a lasciarci guidare da loro, a far emergere il nostro potenziale creativo e la nostra fantasia. Scopriremo di saperci divertire insieme. Oggi possiamo farlo, più che non in altri momenti. E ci sarà di grande aiuto, anche per il futuro.

 

Valentina Noce, nido famiglia Il Sogno di una Noce.